Testo completo
Nella parte bassa della cittadina abbiamo il Convento francescano dedicato a Sant’Antonio di Padova della fine del XVI sec con chiesa annessa inglobata o ricostruita su una struttura del XIV sec, è dedicata a Santa Maria Maddalena dalla quale prende il nome la zona detta appunto Piani della Maddalena. Il convento presenta le classiche caratteristiche dei conventi francescani, di forma quadrangolare, con chiostro e portico formato da poderosi pilastri quadrangolari. Il portico è interrotto da una grande ciminiera alta circa 20 metri, utilizzata come distilleria dai monaci fino alla fine del XIX sec, mentre al di sotto del chiostro si apre una cisterna per la raccolta delle acque reflue. La struttura, esclusa la chiesa e la sacrestia, si sviluppa su tre piani calpestabili e comprende circa 50 stanze tra cellette, refettori e depositi e un ultimo piano spoglio con un collegamento a un piccolo terrazzino dove è posizionata la piccola campana. La sommità della facciata esterna del complesso e di quelle interne del chiostro sono decorate da semplici romanelle, classici sgocciolatoi per l’acqua piovana. Il portale in pietra di fattura settecentesca, presenta nella chiave di volta una decorazione a foglia con riccioli inscritti in un esagono riportante una data purtroppo poco leggibile. La chiesetta si presenta a navata unica con volte a botte e grandi lesene sui muri laterali. L’entrata originariamente era rivolta dal lato opposto dove ora si trova l’attuale sacrestia (nord-Ovest), nel XVI sec durante i lavori di ampliamento della fabbrica viene modificato l’accesso con l’odierna entrata che affaccia sulla piazza cittadina, mentre l’altare in marmi policromi è di fattura napoletana del XIX sec ed era l’altare Maggiore della Cattedrale, prima della riforma liturgica del Vaticano II . Appena entrati sulla sinistra, nell’unica cappellina coperta da una volta a vela oltre all’immagine e alla reliquia del Santo di Padova, troviamo anche le statue del Cristo Morto, di S. Lucia e S. Donato tutte di recente fattura. Un’interessante acquasantiera in pietra lavorata è conservata sulla destra appena entrati con una teoria di Putti e un’iscrizione dedicatoria settecentesca . Sul lato destro della struttura sono visibili tracce dell’antica chiesa medievale inglobata nella successiva e robusti contrafforti che sostengono la struttura, mentre nella parte posteriore alla chiesa dei ruderi sono identificabili come un pozzo arcato. Verso la fine del XIX sec. il monastero fu abbandonato dai Padri Osservanti e intorno agl’anni sessanta per volontà dell’Arcivescovo Mons. Giuseppe Vairo e con la collaborazione del sac. Don Canio Forenza la chiesa viene restaurata e lo stesso Don Canio viene nominato parroco della nuova parrocchia di S. Antonio. Negl’anni successivi tutto il complesso del monastero viene ristrutturato dalla Soprintendenza Lucana. Difronte alla struttura, nella villetta oggi dedicata a San Pio da Pietrelcina, si trova una croce monumentale del seicento.
(testo a cura della Pro-Loco Acerenza – www.prolocoacerenza.it)